Chi cerca trova. O forse no.
Una volta bastava infilare le giuste parole chiave nel posto giusto. Un titolo ottimizzato, una meta description accattivante, qualche H2 qua e là… ed ecco che Google ti premiava con la prima pagina. Ma oggi? Oggi Google non è più solo un motore di ricerca: è un motore di risposta.
Con l’arrivo di modelli linguistici avanzati, snippet, AI generativa e zero-click search, le logiche SEO classiche iniziano a scricchiolare. È il momento di cambiare paradigma: benvenuta AEO – Answer Engine Optimization.
Dalla keyword alla conversazione
AEO significa ottimizzare per le risposte, non solo per i risultati. È il passaggio dalla keyword alla query semantica, dall’elenco di link al contenuto che risolve un bisogno. In altre parole: la visibilità non si gioca più solo sulla competizione, ma sulla pertinenza.
Se SEO si è sempre occupata di “farsi trovare”, AEO punta a “farsi capire e ricordare”. Vuol dire progettare contenuti pensati per conversare con chi cerca, con un tono naturale, coerente e davvero utile.
Zero-click, ma mille opportunità
La crescente diffusione degli zero-click results – ovvero ricerche che si esauriscono direttamente nella SERP – ha creato il panico tra chi lavora con la SEO. Ma come sempre, dove c’è crisi, c’è anche fermento creativo.
AEO non elimina la SEO, ma la trasforma in una disciplina più umana, più accessibile, più strategica. Chi crea contenuti deve pensare in ottica conversazionale, strutturare informazioni che anticipano domande e si adattano a contesti diversi: ricerche vocali, chatbot, agenti intelligenti.
Entità, contesto, relazioni
Una delle chiavi dell’AEO è il concetto di entità: non si indicizza più una parola, ma ciò che rappresenta. Ecco perché la costruzione di un Knowledge Graph aziendale – con contenuti coerenti, dati strutturati, relazioni semantiche – diventa centrale.
I contenuti non vivono più da soli: devono far parte di un ecosistema narrativo coerente, dove ogni pagina, ogni post, ogni articolo è un nodo che rafforza la rete di significati legata al tuo brand.
Google non è l’unico destinatario
Ecco la parte più interessante: ottimizzare per l’AEO vuol dire ottimizzare per le persone. Le stesse che leggono, commentano, condividono. E le stesse che un giorno, magari, si ricorderanno di te proprio perché hai saputo dare una risposta chiara, utile, empatica.
In fondo, non è quello che vogliamo anche noi quando cerchiamo qualcosa?
Non facciamo i nostalgici: evolviamo
La SEO non è morta. Si è evoluta. Come il web, come gli utenti, come le tecnologie. E noi dobbiamo evolverci con lei.
AEO non è solo un acronimo alla moda: è un invito a scrivere meglio, raccontare meglio, ascoltare meglio. A metterci in discussione, come professionisti e come comunicatori.
E se questo comporta lasciare andare qualche certezza tecnica per abbracciare una maggiore complessità… beh, evviva la complessità.