Opificio Lamantini Anonimi
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09 apr 2025

Non è tutto blockchain ciò che luccica

Perché la blockchain non è (sempre) la risposta. Ma quando lo è, può riscrivere le regole del gioco.

"La blockchain è come il prezzemolo: la mettono ovunque. Ma non sempre serve davvero."

Il fascino del luccichio tecnologico

C’è stato un momento in cui bastava dire “blockchain” per aprire tutte le porte, ottenere finanziamenti, attirare investitori. Come accadde con l’“app” nei primi anni 2010 o l’“IA” negli ultimi tempi, anche la blockchain ha vissuto (e in parte vive ancora) il suo momento di hype sfrenato.

Prometteva tutto: trasparenza, decentralizzazione, tracciabilità, sicurezza. E in effetti, può fare davvero molto. Ma non tutto. E non sempre nel modo in cui ce lo si aspetta.

Quello che serve, oggi più che mai, è distinguere tra utilizzi autentici e tentativi di buzzword-washing.

Blockchain: una tecnologia, non un incantesimo

La blockchain è una tecnologia di registro distribuito (DLT) che permette di registrare dati in modo immutabile e condiviso tra più attori, senza un’autorità centrale. Questo significa che, se implementata correttamente, può diventare uno strumento molto potente per garantire integrità e trasparenza.

Ma attenzione: non è magica, e soprattutto non è sempre la scelta migliore. Anzi, nella maggior parte dei casi, una buona infrastruttura tradizionale può risolvere il problema in modo più efficiente, economico e sostenibile.

Serve davvero una blockchain per…?

Questa è la domanda da cui dovrebbe partire ogni progetto. La risposta, spesso, è no. Facciamo qualche esempio concreto.

  • Tracciare la filiera alimentare?
    Sì, potenzialmente utile, ma solo se tutti gli attori sono coinvolti e il sistema è ben progettato. Altrimenti, è solo un Excel con più passaggi.

  • Gestire i voti in un sondaggio aziendale?
    No. Siete in cinque, vi fidate. Fate un Google Form.

  • Verificare l’autenticità di opere digitali?
    Sì, qui la blockchain (soprattutto con NFT utili) può avere senso, a patto che l’infrastruttura di accesso sia chiara e l’utente sappia cosa sta comprando.

  • Creare una moneta locale per il quartiere?
    Meh. Bello sulla carta, ma se poi nessuno la usa, resta un token nel vuoto.

Casi in cui ha davvero senso

Alcuni settori stanno beneficiando concretamente della blockchain, specie quando le sue caratteristiche core (immutabilità, distribuzione, tracciabilità) rispondono a esigenze reali:

  • Supply Chain internazionali, dove è fondamentale tracciare ogni passaggio da produttore a cliente finale.

  • Finanza decentralizzata (DeFi), dove la blockchain abilita modelli alternativi agli intermediari tradizionali.

  • Gestione di diritti d’autore e royalties, dove ogni utilizzo può essere tracciato e retribuito automaticamente.

Esempi concreti? La collaborazione tra IBM e Maersk per la gestione delle spedizioni internazionali, o progetti nel campo agroalimentare che integrano blockchain e IoT per garantire filiere etiche.

Il problema dei “progetti finti decentralizzati”

Un errore comune è pensare che basti usare la blockchain per essere decentralizzati. Spoiler: non è così. Molti progetti si autodefiniscono “blockchain-based”, ma centralizzano comunque i dati, le decisioni, o gli accessi in mano a un unico ente. A quel punto, tanto vale usare un database tradizionale.

La vera decentralizzazione è difficile, faticosa e comporta implicazioni legali, etiche, tecniche molto complesse. Ma se fatta bene, può generare un valore reale, anche sociale.

Blockchain green e sostenibilità: si può fare?

La blockchain è stata a lungo accusata (non a torto) di essere un’ecatombe energetica. Colpa, soprattutto, del meccanismo di consenso Proof of Work utilizzato da Bitcoin. Ma le cose stanno cambiando.

Tecnologie alternative come il Proof of Stake consumano infinitamente meno. Ethereum, ad esempio, ha ridotto del 99% il proprio consumo energetico dopo il passaggio a questa modalità.

Inoltre, stanno nascendo blockchain green, pensate fin dall’inizio per essere leggere, sostenibili e in grado di operare su dispositivi a basso impatto. Ed è proprio qui che si gioca la partita del futuro.

Conclusione: sobrietà tecnologica, sempre

In un mondo in cui ogni startup sembra voler “mettere in blockchain” anche la colazione, il vero valore si trova nella scelta consapevole. La blockchain può essere una risorsa straordinaria, ma solo se risponde a un bisogno reale, in modo sostenibile e con una progettazione coerente.

Nel dubbio, prima di scrivere una riga di smart contract, chiediamoci: stiamo risolvendo un problema, o stiamo solo inseguendo una moda?

Che sia un’idea, una curiosità, una sfida da affrontare, per noi non è mai “solo un contatto”.

È l’inizio di una conversazione, magari davanti a un caffè, reale o virtuale che sia.

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Promesso: niente automatismi, solo lamantini veri (con tastiera e cervello ben accesi).