La leggerezza (invisibile) dell'essere
Immaginate di entrare in un negozio perfettamente ordinato, dove tutto è al posto giusto, il personale è super efficiente ma... non c'è nessuno alla cassa. Eppure, pagate. E il vostro pacco arriva. Questo è il serverless.
No, non è magia. È tecnologia. Ma quella buona, che lavora dietro le quinte e non vi disturba con pop-up, cookie invasivi e animazioni che nemmeno un sito di wedding planner degli anni 2000.
Serverless ≠ senza server
Sgomberiamo il campo da un equivoco: "serverless" non vuol dire che i server non esistano, ma che non dobbiamo occuparcene noi. Come clienti (o anche come sviluppatori), non gestiamo più l'infrastruttura. Ci pensano piattaforme come AWS Lambda, Vercel, Netlify.
Il risultato? Un web più snello, che consuma meno risorse, che scala meglio e che si adatta perfettamente a progetti su misura. Tipo quelli che piacciono ai lamantini.
Perché è interessante anche se non sei un tecnico
Perché il serverless è l’ennesima dimostrazione che l'eleganza tecnologica si misura da quanto semplifica la vita. Un sito serverless carica più in fretta, costa meno, è più sicuro e spesso più sostenibile.
In più, ci costringe a ripensare il nostro modo di progettare: niente mattoni pesanti da spostare, ma microcomponenti agili che si attivano solo quando serve. Come un robot maggiordomo che dorme finché non lo chiami.
L'approccio Opificio (spoiler: funziona)
Nel nostro studio il serverless non è una moda ma una scelta consapevole. Lo usiamo da più di sei anni, testando ogni tecnologia in sandbox prima di proporla nei progetti veri. E i numeri parlano da soli:
- downtime medio dei prodotti: 45 minuti... in 5 anni
- visualizzazioni totali delle web app: 1,2 miliardi
- transato generato: 3,5 milioni di euro
Risultati così si ottengono con un lavoro artigianale, sartoriale e tecnologicamente brillante. E soprattutto con clienti che si fidano del fatto che un sito web, per essere grande, non deve per forza essere grosso.
Verso un web che fa meno rumore
Serverless è sinonimo di architetture leggere, ma anche di mentalità snella. Non serve un monolite per raccontare chi sei. Serve una buona storia, un codice pulito e una struttura pronta ad adattarsi.
E se non si vede, meglio ancora.