"Il 2025 è l'anno dell'intelligenza artificiale!" gridano titoli, post e pitch. Ma più li sentiamo, più ci viene voglia di alzare un sopracciglio da lamantino e chiedere: "Sicuri?". Perché a guardarlo bene, questo 2025 somiglia più a un grande punto di domanda che a un trionfale punto esclamativo.
Abbiamo passato il 2023 e il 2024 a giocare con prompt, generare immagini improbabili e inseguire l'ultima feature del momento. Ora, il rischio è quello di continuare a far girare algoritmi brillanti su problemi poco interessanti. O peggio: su domande sbagliate.
Non ci manca la potenza. Ci manca la direzione.
La tecnologia c'è. Funziona. Affascina. Ma per fare cosa, esattamente?
Usiamo l'AI per migliorare i processi aziendali, certo. Per creare contenuti, ottimizzare la customer experience, automatizzare ciò che è ripetitivo. Ma stiamo davvero usando queste potenzialità per rendere il nostro lavoro più significativo? O ci stiamo solo creando nuove gabbie digitali, più scintillanti ma ugualmente strette?
L'era della domanda
In un mondo dove le risposte sono a portata di clic, fare domande è l'atto più radicale. Domande lente, profonde, scomode. Che scavano. Che aprono.
Quali sono le implicazioni etiche delle nostre scelte tecnologiche? Quali competenze vogliamo sviluppare nei team, ora che alcune funzioni si automatizzano? Come cambia la relazione con il cliente, quando una parte della comunicazione è delegata a un chatbot? E ancora: che idea di intelligenza stiamo promuovendo?
Allenare la complessità
Non servono nuove buzzword. Serve un nuovo allenamento al pensiero critico. Serve una cultura che abbraccia la complessità senza semplificare tutto in tre bullet point.
E qui sta la sfida più bella per agenzie, aziende e professionisti della comunicazione: fare dell'intelligenza artificiale non solo uno strumento, ma un'occasione per ripensare il modo in cui guardiamo al mondo, alle relazioni, al lavoro. Per ricordarci che dietro ogni algoritmo c'è sempre un essere umano. E che il futuro, quello vero, comincia sempre con una buona domanda.