Le riunioni infinite e le to-do list invisibili
Alzi la mano chi non ha mai gestito un progetto partito con entusiasmo e finito in una nube di confusione operativa, deadline in fuga e revisioni che si moltiplicano come Gremlins sotto la pioggia. All’Opificio ne abbiamo vissuti diversi. E no, non ce ne vergogniamo.
Anzi: abbiamo imparato a guardare questi momenti come esperienze formative. Costose, certo. Ma formative.
Il cliente non ha sempre ragione (ma neanche torto)
Una delle prime lezioni: la comunicazione iniziale è tutto. Quando un cliente dice “una cosa semplice, veloce”, bisogna tradurre: “serve un’analisi approfondita dei bisogni, definizione precisa degli obiettivi, e un margine di flessibilità che al momento ignora”.
Il caos spesso nasce da qui: aspettative implicite, mai dette ad alta voce. Allora ora chiediamo, esplicitamente, anche ciò che sembra ovvio. Perché spesso l’ovvio è la parte più pericolosa.
Il metodo ci salva. Anche quando sembra lento
In mezzo al disordine, il nostro processo – quell’Immersione → Concept → Sviluppo → Finalizzazione che raccontiamo sempre – diventa ancora più cruciale. Nei progetti caotici è il salvagente che impedisce al lamantino di affogare.
E se ci chiedete “Ma non potremmo fare prima la grafica e poi pensare a tutto il resto?”, la risposta sarà sempre un sorridente ma fermo: no.
Il valore del feedback (quello vero)
Un errore comune: rimandare il confronto perché “intanto andiamo avanti”. Spoiler: non funziona. Nei progetti più critici, ci siamo accorti che i momenti di feedback sincero – anche scomodi – sono stati quelli più utili.
Abbiamo imparato a costruirli, questi momenti. E a proteggerli: con il cliente, ma anche (soprattutto) dentro al team. Nessuno si salva da solo, nemmeno un lamantino.
Il caos come cartina di tornasole
C’è un momento, durante i progetti complicati, in cui capisci se il team funziona. Non quando tutto va bene. Ma quando bisogna riorganizzare al volo, riscrivere un piano, fare notti in bianco (vere o metaforiche).
In quelle situazioni, le persone giuste brillano. E se non brillano, magari è il momento di fare una chiacchierata.
Non esiste una ricetta perfetta. Ma esistono le domande giuste
Ogni progetto disordinato ci ha lasciato qualcosa. Un nuovo template, una checklist di “cose da chiedere prima”, un modo diverso di affrontare la fase di immersione. E la consapevolezza che ogni nuovo cliente è un piccolo universo.
Il nostro compito? Esplorarlo senza preconcetti, ma con tanta curiosità e spirito critico.